LA STORIA DELLA CANZONE ITALIANA CANTATA E RACCONTATA
DA ALESSIO LEGA E GUIDO BALDONI
Un’impresa mai tentata prima: oltre 100 brani, eseguiti rigorosamente dal vivo, da un interprete che li ha selezionati nel meglio della produzione storica della canzone d’autore italiana.
La canzone d’autore è un genere musicale e letterario che ha segnato molte generazioni d’italiani, estendendosi su 100 anni di storia. La canzone è il romanzo di formazione sentimentale ed esistenziale del nostro tempo.
“Poesia per tutte le tasche” (la definizione è del maestro francese Georges Brassens) la canzone è entrata in stretta relazione con le mode, le tendenze, i gusti, il linguaggio, le ribellioni di tutte le composizioni sociali dal nord al sud.
Nata in forma strutturata nei “café chantant” d’inizio secolo – erede della tradizione poetica partenopea, dell’opera e dell’operetta – la canzone d’autore ha una fioritura immediata e un periodo di letargo nel ventennio fascista (con qualche nobile eccezione). Risorge nei ritmi imitativi e nelle rielaborazioni del dopoguerra, per imporsi negli anni ’60 come una delle massime realtà culturali della lingua italiana.
Modugno, De André, De Gregori non sono solo ai vertici della produzione culturale del proprio tempo, ma anche nelle classifiche di vendita dei dischi e sbancano ogni botteghino con spettacoli gremiti di pubblico sempre nuovo.
L’Italia è un paese con molta nostalgia e poca memoria. Se queste canzoni sono rimaste nell’orecchio di molti, difficilmente si riesce a collocarle nel loro tempo e a distinguere quella produzione di straordinario valore artistico dai ritornelli fatti per durare poche settimane.
Alessio Lega dipana il filo della memoria del ‘900, eseguendo dal vivo in versione integrale e raccontando la storia degli indimenticabili capolavori e di qualche perla nascosta della musica italiana d’autore. La direzione sonora è del maestro Guido Baldoni che, con piano e/o fisarmonica, riveste e armonizza fra loro 100 anni di splendide melodie e mode musicali.
5 concerti unici, tutti diversi dipanano così una storia indimenticabile e mai cantata tutta assieme.
Questo incredibile spettacolo a puntate già replicato nelle passate stagioni a Milano (per due stagioni), a Reggio Emilia, a Santarcangelo di Romagna, a Bologna, ad Alessandria e infine a Torino, in uno dei locali mitici della musica: il Folk Club del compianto Franco Lucà.
GLI APPUNTAMENTI
I appuntamento: Da Napoleone a Modugno: la radice mediterranea
Dalla canzone napoletana al primo cantautore
Il primo appuntamento collega la tradizione napoletana di fine ‘800 con il fiorire, in una nazione neonata, delle composizioni italiane nei café chantant della belle époque. Un omaggio a Roberto Murolo e Sergio Bruni i più rigorosi interpreti del repertorio napoletano di Bovio o Di Giacomo. Seguito da un omaggio all’indimenticabile Milly, che rese popolari in televisione con una versione sobria e antiretorica, le canzoni italiane del primo ‘900. Lo swing di Carosone traghetta Napoli nel dopoguerra. Sanremo 1958, “Volare O-O” trionfa in Italia e in America rendendo celebre nel mondo un attore, poeta e cantante: Domenico Mimmo Modugno. La rivoluzione di “Volare” rompe col “bel canto” e porta in primo piano una voce popolare, gutturale, nutrita della cultura orale dei cantastorie del sud. Modugno è da allora considerato uno dei più grandi artisti della penisola, prima che la parola “cantautore” definisse colui che scrive e canta i propri versi.
II appuntamento: Fra Torino e Milano: dal Canta-swing al Canta-cronache
Buscaglione, Jannacci, Endrigo
Lo swing e il jazz, osteggiati dal fascismo, si erano timidamente già affacciati nella musica italiana attraverso Natalino Otto e il Quartetto Cetra. Qualche anno dopo la guerra diventano attrezzi poetici di una ribellione alla canzone retriva e melodica. Fred Buscaglione costruisce un irresistibile personaggio che celebra e ironizza il mito americano, con un successo enorme interrotto da una tragica fine. Negli stessi anni un gruppo di intellettuali torinesi (fra i quali il grande narratore Italo Calvino) scrive e pubblica col nome collettivo di Cantacronache un pugno di canzoni che fondano la moderna canzone d’autore italiana, poetica e impegnata. L’ambiente discografico e teatrale milanese raccoglie questi stimoli attraverso due straordinari autori: uno figlio di immigrati pugliesi e voce della sua città, Enzo Jannacci, l’altro esule istriano ed eterno straniero: Sergio Endrigo. Jannacci porta un vento di lucida follia, di intelligente “nonsense” dai cabaret notturni alla poesia cantata. Schizofrenico e inimitabile, il medico-pianista amante del jazz collabora anche col futuro premio nobel Dario Fo. Timido e introverso Endrigo unisce straordinarie intuizioni melodiche, suoi alcuni dei più clamorosi successi degli anni ’60, a un amore profondo per la poesia cantata. Col poeta brasiliano Vinicius de Moraes e con Gianni Rodari firma anche canzoni per bambini.
III appuntamento: Arrivano i cantautori: da Genova a De André
Lauzi, Tenco, Bindi e omaggio a De André
Primi anni ’60, il “Boom economico”, l’Italia diventa benestante e la cultura non è più appannaggio di pochi. Proprio in questo periodo però si diffondono fermenti esistenziali e sociali che chiedono alla canzone di non essere più solo ritmo ed evasione. Le parole sono importanti e vanno ascoltate. Nasce il termine “cantautore” che designa una nuova generazione di autori-interpreti che sviluppano nelle loro canzoni una poetica personale che si accorda alla loro voce. In questa prima fase la città di Genova è il punto di partenza di Umberto Bindi, Bruno Lauzi e Luigi Tenco. Proprio il suicidio di quest’ultimo al festival di Sanremo del ’67 apre drammaticamente il tema del contrasto insanabile fra canzone poetica e canzone commerciale. La parte più consistente di questo concerto è dedicata al genio di Fabrizio De André, un altro genovese, che riadattando i modelli della canzone francese fa compiere uno straordinario balzo in avanti alla musica italiana. In quasi 40 anni di attività, quest’artista pervaso da un’inquietudine insaziabile e da un’ansia di costante rinnovamento, resta sulla cresta dell’onda, senza apparire in televisione e nei festival nazional-popolari. Pochi giorni dopo il diciassettesimo anniversario della sua scomparsa, è il punto di riferimento condiviso dei cantautori italiani di tutte le generazioni.
IV appuntamento: Fra il Folkstudio e il West: percorsi degli anni ‘70
Guccini, De Gregori, Gaber, Dalla, Vecchioni
La canzone degli anni ’60 è di ispirazione francese, negli anni ’70 si impone il modello americano di Bob Dylan e quello anglo sassone del rock progressivo, contaminato con la ballata popolare. Cambiano i costumi, le usanze, i rapporti e la fruizione della musica: grandi palazzetti dello sport gremiti per autori poetici, sensibili, impegnati che non mirano più al singolo successo. Cambia soprattutto il linguaggio delle canzoni, che diventano pagine di un diario collettivo personalissimo e indecifrabile come per l’”ermetico” De Gregori o le fluviale affabulazioni del cantastorie Guccini. Giorgio Gaber, già fantasista televisivo, ha coraggiosamente intrapreso una strada che sarà ribattezzata “Teatro Canzone”: canzoni/monologhi che sviluppano una feroce critica al pensiero dominante e ai vizi esistenziali degli italiani. Il bolognese Lucio Dalla, attraverso gli album sperimentali scritti col poeta Roberto Roversi, giunge a uno stile originalissimo, modellato sulla sua vocalità, che lo porta ai vertici della produzione pop d’autore. Roberto Vecchioni, il “professore”, è un creatore di favole contemporanee. Nei suoi testi un sottostrato fortemente letterario si mescola a una vocazione popolare e distesa.
V appuntamento: Percorsi solitari: la canzone d’autore nell’anno 2000
Da Ciampi a Capossela attraverso Conte, Gaetano, Bertoli, ecc.
Piero Ciampi è un outsider ribelle e autodistruttivo, rimasto nell’ombra in vita, riscoperto postumo e considerato ai vertici della poesia cantata. Paolo Conte, autore di successo per altri, schivo e indefinibile, con una squisita musicalità e una poetica nutrita d’esotismo, diventa una star internazionale riportando dai centri urbani alla provincia un mondo poetico fatto di paesaggi, di sogni e mezze tinte. Ma la canzone d’autore è anche una storia di meteore: artisti complessi, outsider ed eclettici o cantori di successo scomparsi troppo presto. Fanigliulo che travolse Sanremo nel 1979, Rino Gaetano costantemente citato e riscoperto, Bennato che faceva ironia proprio sul ruolo del cantautore, ma anche il percorso appartato e rigoroso degli emiliani Lolli e Bertoli. Gli ultimi anni del ‘900, nonostante la crisi discografica e la perdita d’identità dei generi, hanno trovato la canzone d’autore ancora in forma col sorgere della stella di Vinicio Capossela o il tardivo successo di Ivano Fossati. Un pugno di cantautori di grande levatura, assenti dai grandi media, Manfredi e Ongaro in particolare, traghettano il linguaggio della canzone d’autore nel nuovo millennio.